Un racconto divertente e significativo quello di Alessio Alegiani pubblicato sulla sua pagina Facebook. Da 20 anni Alessio organizza in Italia eventi per appassionati di offroad in motocicletta, tutti lo conoscono come il Mandrake infatti il suo sito di riferimento si chiama MANDRATOURS.com. E’ stato il primo ed unico italiano del settore offroad su maxienduro regolarmente registrato presso il QKB della Repubblica d’Albania e aspetta tutti gli appassionati per scoprire la meravigliosa terra delle aquile in piena sicurezza.
 
 
Molto tempo fa frequentavo un gruppo di enduristi che erano tutti dei grandi manici. Uno di questi che si atteggiava a grande capo, quando vide la prima preparazione che feci al transalpaccio, mi disse con tono irridente: “tu vuoi trasformare un somaro in un cavallo”. Per diversi anni ho partecipato alle loro uscite che erano belle toste e non di rado mi sono messo dietro qualcuno di loro (non tutti, ce n’erano almeno un paio che erano davvero imprendibili). Uscite spesso condite di tratti del regionale enduro che facevamo coi bicilindrici. Fu indubbiamente una buona scuola per uno stradista pentito come me, il livello era decisamente alto. Mi piaceva andarci perché si potevano vedere posti nuovi, panorami bellissimi e stare insieme a persone di una certa caratura, logicamente ciascuno coi suoi pregi e i suoi difetti. Insomma, la moto era un mezzo per trascorrere del tempo in luoghi ameni insieme a dei buoni amici, la maggior parte del tempo cazzeggiando in allegria. Ad un certo momento però mi resi conto che a forza di voler alzare l’asticella a tutti i costi, il divertimento diminuiva. La moto non era più il mezzo, era diventata il fine e l’ordine del giorno era fare a gara a chi pisciava più lontano. Beh, arriva un momento nella vita in cui non si ha più voglia di fare queste cose: a chi prima, a chi dopo e a chi mai.
 
È passato un sacco di tempo e tribolare più di tanto sulla moto non fa più per me. Ci sono migliaia di posti bellissimi dove non c’è bisogno di rischiare l’osso del collo per andarci in moto, specialmente qui in Albania. Un po’ di pepe ci sta anche bene, ma il troppo struppia. Per questo, ritengo il passaggio al KTM 990 Adventure un downgrade fisiologico. La moto è certamente più potente del transalpaccio ma è molto più piccola, più bassa, più maneggevole. Non devo farci tracciati con scalini di mezzo metro, perciò non ha più senso usare una moto con la sella a 116 cm da terra. Colui che definirei il mammasantissima delle preparazioni delle sospensioni su base WP48 il quale mi legge, quando gli portai il 990, conoscendomi si stupì del fatto che non volessi aumentare l’escursione delle sospensioni. Ecco spiegato il perché. C’è una cosa però che mi manca del transalpaccio: quella sua aria operaia, proletaria. Infatti, come era già successo con la XRV, che pure ho avuto e che mi ha dato tantissime soddisfazioni, la quale però per lo stesso motivo mi è finita per diventare antipatica, adesso anche i possessori di 990 hanno iniziato ad autoincensarsi definendo questa moto come LA MOTO, sottintendendo quindi che le altre sono dei cessi. Beh, io sono pronto a scommettere che almeno il 90% dei possessori della blasonatissima derivata dalla moto di Meoni non sarebbe in grado di andare oltre la strada bianca in sella al transalpaccio. Purtroppo, ahimè, ormai anch’io faccio parte di quella schiera: l’enduro col bicilindrico alla mia età ti spezza. Al massimo qualche pietraia, sterratoni di montagna, anche brevi tratti di mulattiera purché percorribili in surplace, ché la guida troppo aggressiva non mi è mai piaciuta.
 
Alessio Alegiani