Sono nato, cresciuto e… pasciuto in quel del Vomero (come dicevano una volta: “si e ‘copp o’ vommer”), nato in via Cacciottoli, poi ho abitato per anni in un elegante condominio di via Massimo Stanzione, dove mio padre avvocato, aveva acquistato un grande appartamento per farne la nostra abitazione e il suo studio. In questa magica (per me) strada è iniziata la mia lunga storia d’amore con le motociclette. Via Massimo Stanzione intersecava via Merliani, dove vicino a Gennaro “o fruttaiuolo” c’era l’officina meccanica del grande “Don Vincenzo Angrisani“. L’officina Angrisani era il riferimento e il punto d’incontro dei motopesantisti – figli di papa’ – della Napoli bene dell’epoca (parliamo del 1968) quasi tutti possessori di Norton, Triumph, BSA, DUCATI SCRAMBLER etc. tra cui ricordo Mario De Luca, Marco De Rosa, Sabatino Borrelli, Alfredo “roccia” Fiorillo, Antonio Lancieri, Sasa’ Morgione e tanti altri, che erano diventati i miei idoli. Passavo i miei lunghi pomeriggi d’estate fuori l’officina a vedere i fortunati centauri, entrare e uscire e trattenersi a parlare tra di loro, con il mitico Don Vincenzo, il quale dava sempre saggi consigli motociclistici a tutti. La cosa che colpiva di più la mia fantasia di ragazzino 11enne era il fatto che loro fossero tutti, belli, ricchi, abbronzati, felici, e con delle bellissime fanciulle sul sellino posteriore “agghindate” con look beat e incredibili minigonne (erano gli anni del mitico PIPER e di PATTY PRAVO!!! Nonché della MELA a Napoli… via dei Mille…).
Dopo pranzo l’ingegnere, fumando una sigaretta, mi si avvicinò chiedendomi come mai andassi così velocemente in bici e io candidamente, con l’innocenza di 11 anni risposi: “Ingegnere, guardi, che la mia bici è velocissima perché è una moto LAVERDA…”. L’ingegnere sorrise divertito e mi disse: “e tu cosa ne sai della LAVERDA?”. Allora io gli raccontai della 750SF che mi aveva stregato dell’officina di Don Vincenzo e tante altre storie. Al che l’ingegnere sorridendo mi disse: “Ettore oggi è proprio il tuo giorno fortunato nonostante la caduta, perché avrai una bella sorpresa!!!”
Io non capii niente e intontito dalla caduta mi assopii…
Più tardi arrivarono gli amici ospiti dell’ingegnere e dopo la presentazione di rito con i miei genitori l’ingegnere si avvicinò a me con questo suo giovane amico alto, magro, con gli occhiali e dal tratto molto signorile e con un sorriso mi disse: “Ettore ti presento l’ingegnere MASSIMO LAVERDA, mio compagno di collegio e mio grandissimo amico”. Io rimasi impietrito, poi ossequioso e incredulo mi alzai balbettando qualcosa. L’ingegnere Laverda da gran signore mi fece stendere di nuovo sulla sdraio si accovacciò vicino a me e con dolcezza mi iniziò a parlare delle sue splendide moto e della fabbrica Laverda. Quando ci congedammo per fare rientro a Napoli, l’ingegnere Laverda mi strinse forte a sé, volle il mio indirizzo di casa e mi spedì in seguito un bellissimo modellino Policar della 750SF, tutti i dépliant della produzione LAVERDA dell’epoca e una svariata serie di adesivi LAVERDA. Che signore… e che emozione quando mi arrivò l’enorme busta con la scritta MOTO LAVERDA BREGANZE!!! Sono momenti che non dimenticherò mai!!!
L’ingegnere Massimo Laverda ci ha lasciato nel 2005 a soli 64 anni per scorrazzare con le sue bellissime moto nelle splendide strade del Paradiso e io, quando ho saputo della sua immatura fine… amici miei, ho pianto.