Home ENDURO Ugo Filosa e il suo Elefrankestein

Ugo Filosa e il suo Elefrankestein

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Sabato 8 marzo mentre il popolo femminile si apprestava a vivere una serata senza limiti, andai al MotoDays di Roma e, passeggiando tra gli stand a presentare il mio tour in offroad, intravidi una Cagiva Elefant totalmente restaurata da una nota officina partenopea. Questa visione accese in me la fantasia proibita di tornare a gareggiare, questa volta con una moto d’epoca, ma dal glorioso passato!!! Proposi l’idea ai titolari dello stand e ne furono entusiasti!!! Appena rientrato a casa mi misi alla ricerca di una moto usata dello stesso tipo e ne trovai una a Poggiomarino (NA) vicino casa!!! Si trattava di una Cagiva Elefant 350 del 1988. Dopo un’estenuante trattativa riuscii a spuntare un prezzo eccezionale, 350 € era cominciata l’avventura con l’Elefrankenstein!!! Sì, il progetto aveva un suo nome ispirato al classico della letteratura horror e, come il protagonista del romanzo, anche la mia moto sarebbe stata un collage di pezzi provenienti da molte altre moto!!! Il lunedì successivo mi recai dai restauratori con la moto appena acquistata e i pezzi di altre 2 moto che avevo in garage e subito cominciarono i problemi.

Al mio arrivo fui accolto con stupore e l’aiuto che mi era stato proposto potevo averlo solo a novembre 2014, ma la prima gara era a maggio!!! MAI MOLLARE, ricaricai il furgone, tornai a casa e mi misi al lavoro da solo, portai il telaio a nudo e cominciai ad elencare quello che avevo e quello che mancava. C’era il telaio, il forcellone, il mono posteriore e la carrozzeria della moto appena acquistata, le forcelle, le piastre e la ruota anteriore di un Aprilia RXV, ma mancava un motore di maggiore cubatura e potenza, i carburatori, lo scarico, l’impianto elettrico e tutto quello non precedentemente elencato. Le poche informazioni ricevute dai restauratori mi indicavano che tutti i pezzi degli Elefant erano intercambiabili, quindi corsi alla ricerca di un’altra moto uguale, di almeno 750cc in modo da poter avere quello che mi serviva oltre a tantissimi ricambi, sempre utili durante le gare. Ne trovai una a Catanzaro, non certo a buon mercato come la prima, ma ormai il tempo stringeva e non avevo grandi scelte, insieme a mio figlio partiamo in treno e ce ne torniamo con la moto via autostrada, con tanto di nevicata e diluvio risalendo il Pollino, spia della riserva fulminata e conseguente appiedamento autostradale, scavalcamento di guard rail e rifornimento su strada statale!!! Pensavo di aver risolto, ma, una volta alzato il serbatoio, mi accorsi che nessun pezzo era compatibile con la moto che stavo costruendo. MAI MOLLARE!!!

Chiesi aiuto al mio caro amico Catello Amalfi, conoscitore di moto, con un po’ di nozioni meccaniche e cominciammo lo stesso a trapiantare il possibile!!! Il motore poteva essere lo stesso, ma la staffa che sostiene il monoammortizzatore del 350 non permetteva il suo alloggiamento, decidemmo di limare i carter col FLEX, trovai i carburatori singoli su internet (la nuova moto li aveva accoppiati) gli scarichi del 750 non entravano nel telaio, ma grazie all’aiuto di Adamo Marmitte, con poca spesa, feci rimodellare le curve dei collettori e raccordarli col silenziatore preso da un’altra Aprilia RXV e mi feci saldare anche le staffe per il sostegno del paracoppa fatto a mano ricavato da una lastra di alluminio da 5mm. L’impianto elettrico fu rivisto e ridotto da Catello, io mi occupai del montaggio delle ruote con corona, catena e pignone nuovi e riuscii anche a far entrare una mousse da 18” in un cerchio da 17” (MIRACOLO). Nel frattempo un altro amico Michele Amato, alias “Manny Tuttofare” compì un raro esempio di opera d’arte contemporanea allargando le pedane poggiapiedi originali come se fossero state prese da una moto ufficiale pronta a partire per la Dakar!!! I giorni trascorrevano inesorabili e, tra un intoppo e l’altro, eravamo arrivati a 2 giorni dalla partenza per l’Hellas Rally il motore ancora non era stato ancora avviato!!!

Chiediamo aiuto finale a Mario Longobardi, titolare della 4stroke di Castellammare, nonché Presidente del Moto Club Stabia, tra un borbottio e qualche sfogo, riceviamo però tutto l’aiuto richiesto e in 48 ore no-stop la moto riceve le cure necessarie e finalmente parte. Riscontriamo subito i primi problemi di carburazione, bisognava anche ricostruire il comando gas con lo sdoppiatore per i cavi dei carburatori diversi da quelli di serie. Rimandai di 12 ore la partenza con la nave, ce la potevo fare!!! MAI MOLLARE!!! Nel frattempo ritirai a Napoli la sella realizzata dagli amici di Selleingel, riparai in extremis la strumentazione e sembrava vedersi un po’ di luce in fondo al tunnel, erano le 21:30 di sabato 3 maggio, tutto pronto!!! Catello, uscendo dal negozio a retromarcia, inciampò e cadde con la moto, carenatura distrutta…. Si ricomincia!!! Ma stavolta da soli rientrammo nel mio garage, risolvemmo con una cucitura con le fascette degna del miglior FRANKENSTEIN, ora era davvero un ELEFRANKENSTEIN, ma erano le 4 del mattino, giusto il tempo di caricare il furgone e partire per Bari dove mi aspettava la nave per la Grecia. Ma non avevo avuto modo di provare la moto, avrebbe retto ad un Rally internazionale di 7 giorni??? Ve lo racconto nel prossimo articolo qui su Star Bikers.

Ugo Filosa